Federica e Aleksander sono i portavoce di World Friends, Onlus che da 20 anni combatte per i diritti nelle periferie del mondo, in particolare nelle slum.
Insieme abbiamo parlato delle caratteristiche che li hanno portati a raggiungere con successo gli obiettivi prefissati, dei progetti futuri e di cosa renda unica World Friends, differenziandola dalle altre realtà del terzo settore.
In questo settore è molto importante che il messaggio che si vuole trasmettere sia trasparente, per raggiungere i donatori e fargli capire che ogni loro piccolo gesto può voler dire molto per chi ha bisogno di essere aiutato. World Friends si è affidata a Viva Digital per raggiungere questo obiettivo e ad oggi è una delle nostre storie di successo. Insieme abbiamo trovato una strategia per comunicare nel modo più chiaro possibile la mission insieme alle attività che giorno dopo giorno portano avanti. Ma quali sono nello specifico? Vediamole insieme!
Partiamo da una breve introduzione della vostra associazione. Chi è World Friends?
L’associazione World Friends nasce dall’unione di un gruppo di medici, operatori e tecnici sanitari durante la pandemia di HIV in Kenya nel 2001, quest’anno sono esattamente 20 anni che operiamo! In Italia siamo arrivati l’anno dopo, nel 2002. Crediamo che nascere in un Paese in via di Sviluppo sia una peculiarità che ci contraddistingue, perché siamo nati esattamente dove c’era bisogno del nostro aiuto e dove operavamo maggiormente.
La nostra Stella Polare è la volontà di aiutare le persone che hanno bisogno di cure mediche in Paesi dove queste sono a pagamento, quindi non accessibili alla parte di popolazione che vive in condizioni di disagio e povertà. Crediamo che il Diritto alla Salute sia fondamentale e per questo ci attiviamo affinché questo sia garantito a tutti.
In 20 anni di attività siamo cresciuti molto, ma ovviamente siamo consapevoli che il nostro viaggio è ancora molto lungo.
Volete parlarci un po’ di voi? Di che cosa vi occupate in World Friends?
Allora, io sono Aleksander e lavoro con World Friends da 2 anni occupandomi della comunicazione esterna dell’associazione. In pratica mi occupo delle attività di ufficio stampa e del marketing sia digitale che offline, inoltre sono responsabile della parte grafica e video, della gestione del sito e dei social media. In poche parole tutto quello che riguarda la comunicazione con il resto del mondo passa da me.
Mi sento molto fortunato a lavorare per World Friends perché faccio un lavoro che mi piace e che volevo fare. Anche se ho studiato altro quello della comunicazione è un percorso che mi sono costruito e il fatto di poterlo fare in questa associazione è un’opportunità con un grosso riconoscimento a livello etico. Pur facendo un lavoro tecnico so di contribuire alla missione dell’associazione e questo è un valore aggiunto.
Io sono Federica e sono in World Friends da 3 anni. Le mie attività riguardano il fund raising e le relazioni con i donatori. Rivolgendomi principalmente a loro, gestisco anche io parte della comunicazione, che vogliamo sia basata su valori condivisi. Lavorare nel terzo settore è proprio quello che volevo fare, sento che è fondamentale per coprire tutte quelle situazioni e problematiche dimenticate sia dal pubblico che dal privato.
Mi piace molto il valore sociale del mio lavoro e mi piace come World Friends non abbia perso la sua integrità nel perseguire la sua missione. Vogliamo che il fund raising non sia solamente sinonimo di marketing rapportato al no profit, ma l’unirsi per raggiungere obiettivi comuni.
Se doveste spiegare brevemente quali sono le attività principali di World Friends e i servizi che offre alle persone che aiutate?
Essendo nata in Kenya ovviamente World Friends mantiene un legame profondo con quel Paese. Il lavoro principale che svolgiamo è a Nairobi, non solo in città ma anche nelle grandi baraccopoli che la circondano e nelle zone rurali limitrofe. In parallelo operiamo anche in Italia, a Torino forniamo assistenza alle persone senza fissa dimora o in condizioni di disagio.
La nostra missione è di difesa dei diritti fondamentali, poniamo particolare attenzione alle persone più in difficoltà e al rispetto del loro diritto alla salute, cosa imprescindibile per vivere una vita dignitosa.
Per questo motivo abbiamo fondato l’ospedale Ruaraka Uhai Neema a Nairobi, dove offriamo le cure alla fascia di popolazione più vulnerabile a causa della privatizzazione della sanità. L’idea è nata dal bisogno di un ospedale in cui chi si ammala possa accedere a servizi sanitari di qualità senza impoverire ulteriormente la propria famiglia. È un punto di riferimento con un contesto di salute sicura. Cosa assolutamente non scontata nelle baraccopoli.
Stiamo lavorando in questa direzione anche in Italia, cerchiamo di avvicinare le persone al sistema sanitario. Esistono ancora molte persone che non sanno di avere accesso alla sanità e quindi non hanno accesso a cure mediche adeguate pur avendone diritto.
Quali sono gli aspetti che vi rendono unici? Cosa vi fa dire noi siamo diversi?
Il forte legame che sentiamo con il Kenya, terra natale dell’associazione, ci caratterizza fortemente. Molti nostri operatori e parte dello staff hanno deciso di vivere lì stabilmente, spostando la loro scelta di vita anche all’interno di una sfera più privata.
Questo ci porta a stare più vicini alle persone che hanno bisogno del nostro supporto, a capirle meglio, ad avere esperienze più dirette che permettono la creazione di sistemi che possono aiutare le popolazioni non solo nell’immediato ma anche nel lungo periodo. Parte delle nostre forze si concentra anche nella formazione del personale medico locale, cercando di limitare per quanto possibile una pericolosa “fuga di cervelli”.
Un altro aspetto che affrontiamo in modo diverso rispetto ad altre associazioni è la ricerca dei finanziamenti. Per noi è fondamentale prima capire di cosa hanno bisogno le popolazioni che vogliamo aiutare per cercare il finanziamento più adeguato, non il contrario. A volte rischia di passare in secondo piano, ma noi lavoriamo con le persone e sono loro che noi vogliamo aiutare.
Avete già in mente altri progetti? Cosa bolle in pentola per il futuro?
Senza dubbio uno dei nostri obiettivi futuri è quello di allargare le nostre attività in altri contesti nazionali, non solamente in Italia e in Kenya. Già quest’anno, in memoria di Carlo Alberto Cimenti, abbiamo avviato una campagna di crowd funding per la costruzione di due scuole in Nepal, un contesto decisamente diverso da quello in cui siamo soliti operare.
L’obiettivo è portare un certo grado di sviluppo in tutte le slum, non solo quelle di Nairobi. Crediamo che i nostri progetti abbiamo un certo grado di replicabilità, per questo vogliamo portare delle formule che hanno già funzionato anche altrove, personalizzandole ovviamente in base al luogo e ai diversi bisogni. Siamo sicuri che i progetti che hanno funzionato possano funzionare, con qualche adattamento, anche in altre situazioni.
Quali sono i mezzi con cui vi fate conoscere solitamente? Come è sviluppato il marketing di World Friends?
Non investiamo molto in termini economici sul farci conoscere al grande pubblico, la nostra arma segreta sono le relazioni che intrecciamo ogni giorno. Questo ovviamente non è semplice e fa si che occorra tempo per raggiungere un certo numero di persone, tempo per farle sentire parte della missione e tempo perché queste ne parlino a loro volta con altri.
Ci rendiamo conto che dovremmo rafforzare la nostra strategia di marketing, per aumentare il livello delle risorse a nostra disposizione e della comunicazione sia online che offline. Il lavoro fatto sul sito è parte della strategia che stiamo seguendo per il digitale, come lo studio dell’advertising su Google. La digitalizzazione sta modificando tutti i settori ormai, sappiamo che ha delle potenzialità importanti anche nel terzo settore, la parte difficile è solo trovare l’equilibro tra etica ed efficienza, perché il nostro compito non è vendere un prodotto ma promuovere una missione.
La condivisione dei valori è il motore del nostro lavoro.
Se poteste lanciare un messaggio finale, a chiusura di questa chiacchierata, quale sarebbe?
Sarebbe bello se le persone si interessassero di più al terzo settore per capire di che cosa si occupa nello specifico, cosa fa. Crediamo sia necessario capire come tutti siamo coinvolti, è uno scenario a respiro globale. A riprova di questo basti pensare a come l’Agenda 2030 si focalizzi su obiettivi di sostenibilità, che ovviamente riguardano tutti noi. Tutti possono contribuire a uno sviluppo, questo è un punto fondamentale per il mondo e per la società.
Crediamo sia importante imparare a fare la propria parte, scegliere una realtà che condivide i propri valori ed essere parte di un cambiamento a cui tutti dovremo prendere parte.